
Eppure ci avevano avvertito, sia
Giovanni, uno dei custodi dell’oasi di Burano, sia il pastore incontrato lungo
la strada: «Con tutta la pioggia dei giorni scorsi, non so la strada in che
condizioni sarà…»
Ma cosa non si fa pur di evitare
l’Aurelia! Così, salutata la laguna ridente di sole e di vento, ci siamo messi
in sella in direzione di
Vulci,
attraverso la scorciatoia detta “Del Corridore”, che si snoda nella campagna rigogliosa
dell’Etruria di prati arati, pascoli verdeggianti e tappeti sconfinati di
favino e camomilla.
Il percorso è una goduriosa strada
bianca che scorre amena e deserta tra poggi e fossi sfavillanti nell’aria
profumata già di maggio, ma nei tratti sterrati il nostro tandem rivela tutti i
limiti del modello da corsa: la densa argilla di questa terra grassa e florida
si compatta in spesse zolle pesanti e appiccicose sotto le suole, le ruote, i
freni, i parafanghi, insomma su tutte le superfici dove riesce ad aggrapparsi,
rendendo la marcia praticamente impossibile. Man mano che ci impantaniamo
sempre di più, ci risuona nelle orecchie l’ammonimento profetico lanciato dal
pastore: «Di sicuro vi sporcate le scarpe». In effetti, ci vuole un’ora di
idrante per pulire di nuovo la bicicletta.