giovedì 20 febbraio 2014

Ospiti a Nomadelfia

Nomadelfia è un villaggio comunitario di circa 350 abitanti, barbicato sui poggi verdeggianti che sorgono al confine tra la valle dell’Ombrone e la Maremma grossetana.


Il nome significa, dal greco, “Legge di Fraternità”, e su questo principio, ispirato ai valori della fede cattolica, si basa la convivenza dei nomadelfi, seguaci degli insegnamenti e dell’esempio di don Zeno Saltini, che fondò il primo nucleo della comunità nel 1947, occupando un ex campo di concentramento in provincia di Modena.

Per arrivare nel weekend fissato da tempo per la nostra visita, percorriamo un paio di tappe piuttosto stremanti per le nostre gambe ancora all’inizio del rodaggio, con Scirocco e Libeccio che si alternano senza sosta a sbucciarci le facce e arruffarci le chiome. Ma a Nomadelfia nessuno fa caso ai nostri musi scompigliati: la generosa accoglienza e il clima familiare che ci accolgono al nostro arrivo ci ripagano di ogni fatica.


Paolo è il ragazzo gioviale e affabile che si occupa della nostra accoglienza; è il postulante attualmente incaricato delle visite, e ci guida attraverso la storia e il territorio di Nomadelfia insieme al gruppo scout ospitato dalla comunità in questi giorni. Ci spiega innanzitutto cosa vuol dire essere un postulante: «Entrare a far parte di Nomadelfia comporta una scelta di vita ben precisa, perciò chiunque vuole diventare nomadelfo, anche chi, come me, è nato qui, deve superare un periodo di prova di tre anni – che è appunto il postulantato – per poter diventare membro effettivo della comunità.» 

Nomadelfia, infatti, si propone come un modello sociale e produttivo fondato su precisi principi fondamentali condivisi da tutti i membri: la condivisione comunitaria e la comunione di tutti i beni (non esiste la proprietà privata e non circola denaro); l’apertura dei gruppi familiari all’accoglienza di figli in affido; la disponibilità di ognuno ad impegnarsi nelle attività lavorative necessarie alla comunità senza percepire alcun compenso economico; l’adesione alla fede cattolica.

La cosa che innanzitutto ci colpisce di Nomadelfia è l’efficienza con cui viene amministrata l’organizzazione della terra, del lavoro e dei gruppi familiari, certamente il risultato auspicabile ma non scontato del lungo periodo di permanenza della realtà su questo territorio, in cui è insediata dal 1954. Paolo ci mostra i 300 ettari sui quali la comunità si estende dal punto di osservazione installato sul poggio più alto di Nomadelfia, dove una croce illuminata domina tutta la pianura circostante. 
Ampi tratti di bosco, in cui predominano le querce – sughere, lecci e roverelle – tingono di verde cupo le dolci colline che circondano i campi coltivati. Le costruzioni che costellano il paesaggio di macchie colorate sono limitate e sobrie.


Si percepisce immediatamente, come ci conferma Paolo, che la principale attività dei nomadelfi è l’agricoltura, qui biologica con certificazione CCPB. La produzione agricola in loco, che comprende olio, vino, latte, formaggio, carne, ortaggi, frutta e uova (oltre che il fieno e il mangime per le mucche da latte) copre l’80% del fabbisogno alimentare interno.  

La divisione del lavoro segue il principio egualitario “né servi né padroni”: tutti gli abitanti idonei svolgono a turno determinate attività, come la guardia notturna, la gestione della stalla e la mungitura, l’accompagnamento dei visitatori; tutta la popolazione partecipa ai “lavori di massa”, come le incombenze stagionali nei campi (potatura, vendemmia, raccolta delle olive) e la manutenzione delle infrastrutture. L’autosufficienza è un obiettivo perseguito a tutti i livelli. Sono infatti presenti e attivi propri laboratori, quali caseificio, cantina, officina meccanica, falegnameria, sartoria, tipografia, uffici, scuole, e perfino un’emittente televisiva interna; in campo energetico i pannelli solari istallati a terra e sui tetti forniscono i due terzi dell’elettricità consumata; l’acqua per l’irrigazione è garantita dalla diga che i primi nomadelfi costruirono a monte della comunità.







Anche l’organizzazione degli abitanti ha una struttura specifica ed efficace: la popolazione è composta da una sessantina di nuclei familiari, riuniti attualmente in undici gruppi familiari, che non sono permanenti ma vengono ricomposti, con cadenza triennale, per consentire la massima fraternizzazione possibile tra tutti i membri. Il gruppo che ci ospita per i pasti è quello del Poggetto, il cui capofamiglia è Lorenzo. Si mangia tutti insieme in una sala comune, mentre per dormire ogni famiglia ha a disposizione casette separate; gli ospiti sono invece alloggiati in apposite foresterie.

Al Poggetto ci accoglie un clima familiare di serena convivialità e collaborazione che ci mette subito a nostro agio. Il cibo, che ci viene offerto con il piacere e l’orgoglio di condividere i propri prodotti d’eccellenza, è genuino e squisito: il vino, l’olio, il formaggio, le verdure, la carne delle mucche allevate al brado, il latte munto a turno da tutti i nomadelfi. «La prima cosa che si impara qui è a mungere», dice Lorenzo, «tutti, dal presidente all’ultimo arrivato, fanno il loro turno nella stalla.»



























Nei momenti collettivi di vita comunitaria siamo sempre circondati da una vivace mescolanza di età e di ruoli che ci fa percepire l’effettiva partecipazione dell’intero popolo di Nomadelfia ad un’unica e autentica famiglia allargata. I vecchi, anima storica del gruppo, raccontano aneddoti sulle origini di Nomadelfia; rievocano le eroiche fatiche affrontate dai fondatori per costruire la diga e dissodare la terra pietrosa; commentano la bontà del lardo speziato che si usa nelle loro zone d’origine. Beppo, arzillo settantenne emiliano, ci dona un campione e la ricetta della sua crema alla propoli, elencandone gli infiniti benefici. I ragazzi, intanto, alacri e premurosi, servono in tavola, osservandoci incuriositi. I bambini giocano tranquilli e festosi, contendendosi l’attenzione e le carezze di tutti.


La gentilezza nei confronti dei bambini è assoluta e generalizzata. In questo tratto dei nomadelfi si intuisce la sostanziale eredità recepita da don Zeno, che diede vita alla comunità adottando un ragazzino appena uscito dal carcere. L’importanza attribuita all’infanzia viene così descritta da una postulante: «Andando all’università mi sono accorta che Nomadelfia offre grandi opportunità ai suoi figli, di conoscere, sperimentare, viaggiare. Non c’è una separazione netta tra scuola e lavoro, ma gli studenti sono istruiti a diretto contatto con gli ambienti professionali e attraverso gite culturali, oltre che nelle materie tradizionali, nella storia di Nomadelfia e nell’etica propria della comunità. Ogni estate inoltre tutti i bambini e i ragazzi, accompagnati da parecchi adulti, partono insieme per visitare una regione di anno in anno diversa, dove mettono in scena spettacoli itineranti di acrobazie e danze popolari, con cui si diffonde l’esperienza e il messaggio di Nomadelfia. È una grande occasione di esplorare nuovi luoghi, conoscere tante persone e divertirsi. Si muovono 150 persone che campeggiano tutte insieme, così fin da bambini si ha la possibilità di assaporare il senso di divertimento e avventura del viaggio, che tanti miei coetanei invece non hanno mai vissuto.» Ne abbiamo una prova alla festa di carnevale, a cui prende parte l’intera popolazione e dove i bambini sono assoluti protagonisti, entusiasti partecipanti dei giochi organizzati e animati dai più grandi apposta per loro: la corsa, il tiro alla fune, l’albero della cuccagna.





Sono le risate dei bambini e la loro evidente felicità di vivere sempre insieme nella comunità che ci restano più impresse di questa esperienza. Nomadelfia rappresenta un modello do convivenza che può insegnare molto sulla condivisione comunitaria, la divisione del lavoro e l’accoglienza di ospiti e bambini in affidamento.


22 commenti:

  1. ciao....da Nomadelfia ;)

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  2. Vorrei fare un esperienza di vita nella vostra comunità. Come fare


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  4. Anche a me piacerebbe fare un'esperienza di qualche mese a Nomadelfia - magari approfittando dell'estate - potreste spiegarmi come fare? Grazie! Contattatemi alla mia email: fabio.cingolani@gmail.com

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  5. non ce la faccio piu e soffro la solitudine chi è nella mia situazione x ttrovare insieme forza e via di uscita?
    rik2010@hotmail.it

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  6. io vorrei venire oggi vivo in un paese troppo ateo e razzista e non trovo nessuno come me vorrei venire a vivere li

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  7. Mi piacerebbe sapere qual è la via per entrare nella vostra famiglia in attesa distinti saluti manuel René

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  8. Ciao , sono Rossella e mi piacerebbe sapere come fare per poter vivere con la mia famiglia a nomadelfia. La mia mail è derosarossella0@gmail.com ...Grazie

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  9. Ciao,sono Luisa e vorrei sapere cosa fare per poter vivere a Nomadelfia.
    La mia mail è Luisa.cairo@libero.it
    Grazie1000

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  10. Salve vorrei sapere se è possibile entrare nella vostra comunità

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  11. Salve vorrei sapere se è possibile entrare nella vostra comunità la mia email e serendipitgr46003@gmail.com

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  12. SALVE VORREI SAPERE QUANDO SI PUÒ VISITARE NOMADELFIA MAGARI NEL WIKEND E SE TUTTO QUESTO HA UN COSTO

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  13. sono un ragazzo umbro di orvieto,ho sempre immaginato una società senza i soldi o meglio al posto dei soldi ognuno mette in campo il proprio talento,il proprio aiuto,manualità,intelligenza..insomma tutti al servizio di tutti. non sapevo che gia esisteva una realtà come Nomadelfia..l ho scoperta per caso su internet. l ho subito detto a mia moglie e anche lei non sapeva nulla dell esistenza di voi,gia mi faceva domande ..ma come fanno a...e come fanno con la scuola ... e quant altro. vorrei tanto portare lei e le mie due figlie piccole a visitare la comunità, come bisogna fare? la mia mail è ..tosasgiardinaggi@alice.it

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  14. Da un pomeriggio di buio ... mi è arrivata una vostra intervista.
    Forse è la risposta che da sempre cercavo.
    Chissà come sarebbe arricchire la mia anima della vostra luce.

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  15. Mi piacerebbe venire tanto per iniziare a fare una vacanza.. per conoscere la comunità da vicino la mia email rossanamar@libero.it. sperando finisca presto la pandemia...

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  16. Ciao sono Sofia mi piacerebbe venire a stare con voi qualche giorno no come vacanza ma poter lavorare con voi per poter assaporare di uovo il vivere in comunità.

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  17. Vorrei fare un'esperienza a Nomadelfia, come posso fare?

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