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lunedì 3 marzo 2014

La civiltà etrusca, il fiume Fiora e l'idroelettrico

Eppure ci avevano avvertito, sia Giovanni, uno dei custodi dell’oasi di Burano, sia il pastore incontrato lungo la strada: «Con tutta la pioggia dei giorni scorsi, non so la strada in che condizioni sarà…»

Ma cosa non si fa pur di evitare l’Aurelia! Così, salutata la laguna ridente di sole e di vento, ci siamo messi in sella in direzione di Vulci, attraverso la scorciatoia detta “Del Corridore”, che si snoda nella campagna rigogliosa dell’Etruria di prati arati, pascoli verdeggianti e tappeti sconfinati di favino e camomilla.

Il percorso è una goduriosa strada bianca che scorre amena e deserta tra poggi e fossi sfavillanti nell’aria profumata già di maggio, ma nei tratti sterrati il nostro tandem rivela tutti i limiti del modello da corsa: la densa argilla di questa terra grassa e florida si compatta in spesse zolle pesanti e appiccicose sotto le suole, le ruote, i freni, i parafanghi, insomma su tutte le superfici dove riesce ad aggrapparsi, rendendo la marcia praticamente impossibile. Man mano che ci impantaniamo sempre di più, ci risuona nelle orecchie l’ammonimento profetico lanciato dal pastore: «Di sicuro vi sporcate le scarpe». In effetti, ci vuole un’ora di idrante per pulire di nuovo la bicicletta.