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martedì 18 febbraio 2014

Controvento verso sud

Partire è un po’ morire, recita un vecchio adagio. Perché partire da casa ha il rumore sconcertante di radici divelte, del fiume che ti saluta con voce suadente, della mamma che ti richiama dalla finestra per lanciarti, come colpi bassi, le ultime raccomandazioni, che ti strappano lacrime che credevi prosciugate.

Partire in bicicletta, però, è tutta un’altra storia. Si pedala un’ora o due e ancora sentiamo l’eco dei rimproveri materni, ci segue affettuoso il profilo familiare dei nostri monti, il capo nero del Ferrato, la spalla nuda dello Spazzavento, la schiena sinuosa della Retaia; allora si fa il giro lungo per salutare il tiglio che fruscia dolce e malinconico, per salutare il Bisenzio che boccheggia lento e triste, per salutare Prato che in fondo un po’ ci mancherà.

Ma è un addio allegro: il sole splende fin dal mattino, e già a Castelnuovo ci fermiamo a salutare Lorenzo, Oliva e la loro piccola, stupenda Lara.