Partire in bicicletta, però,
è tutta un’altra storia. Si pedala un’ora o due e ancora sentiamo l’eco dei
rimproveri materni, ci segue affettuoso il profilo familiare dei nostri monti,
il capo nero del Ferrato, la spalla nuda dello Spazzavento, la schiena sinuosa
della Retaia; allora si fa il giro lungo per salutare il tiglio che fruscia
dolce e malinconico, per salutare il Bisenzio che boccheggia lento e triste,
per salutare Prato che in fondo un po’ ci mancherà.
Ma è un addio allegro: il
sole splende fin dal mattino, e già a Castelnuovo ci fermiamo a salutare
Lorenzo, Oliva e la loro piccola, stupenda Lara.