
Da un lato la brillante
iniziativa intrapresa tre anni fa da un gruppo di giovani pugliesi, che hanno
scommesso il proprio futuro in una sfida all’insegna dell’ecologia; dall’altro
una comunità di ispirazione anarchica fondata nel 1995 da avanguardisti
salentini e tedeschi, che in vent’anni di attivismo si è distinta come faro e
modello per eco-villaggi e comunità intenzionali in Italia e in Europa.
Queste due esperienze, tra loro estremamente
diverse, incarnano la filosofia di vita di una stessa green wave, che, pur
dispiegandosi in una ricca gamma di stimoli e sfumature, si connota in entrambe
come ricerca – quotidiana, tenace, convinta e continua – di una modalità
alternativa, più libera, più sana, più responsabile, più sostenibile, di
concepire le basi della società e dell’economia: la produttività, declinata
negli ideali di autosufficienza, auto-produzione, sostenibilità; il commercio,
inteso come scambio, ridistribuzione di ricchezza, solidarietà; il lavoro, che
diventa autogestione e impegno sociale, finalizzato innanzitutto al benessere
della propria comunità, dell’ambiente, del pianeta concepito come simbiosi di
organismi viventi, dove ogni scelta, ogni azione, ogni respiro, ha una ricaduta
sul funzionamento dell’intero insieme e di tutte le parti che lo compongono.
Partiamo da Bari, che il tiepido
abbaglio della primavera inguaina d’un velo nuziale di zagare e gelsomino, d’un
candido strascico di semola e orecchiette stese al sole, d’un fresco fruscio di
pizzi e bucato che ammanta d’un lieve palpito d’aria e nuvola le lunghe lingue
azzurre di cielo srotolate tra i vicoli imbiancati.
Puntiamo a Sud costeggiando la
statale litoranea: in Puglia le strade a scorrimento veloce sono dotate di vie
laterali di servizio perfette per le esigenze dei ciclisti. Sostando a goderci
il fresco alito del mare sulla ciclabile di Mola di Bari, vediamo avvicinarsi
una coppia di ciclisti che guardano a occhi sgranati la nostra bicicletta,
pedalando all’unisono vicinissimi l’uno all’altra: ebbene sì, è il nostro primo
incontro con un altro tandem!
Situato sui primi rilievi delle
Murge Basse, Conversano si raggiunge con una breve deviazione nell’entroterra
che riserva interessanti sorprese: un ricco centro storico; una fornitissima
pro-loco nella piazza del castello dove reperire tutte le informazioni
necessarie per prepararsi alla scoperta del territorio pugliese; la riserva
naturale dei laghi, che preserva un particolare habitat endemico legato al
carsismo dell’ambiente (nella foto, la coda di un geco tra le pietre di un
muretto a secco).
Il motivo che ci richiama in
questa ridente cittadina è però un altro: a Conversano ha sede Canapuglia, un’associazione ambientalista
fondata da Claudio e Ilaria, che ci accolgono e ci ospitano nel sorprendente
laboratorio dove è esposta e illustrata in dettaglio l’affascinante storia
della canapa. Il progetto, portato avanti dall’intraprendente coppia in
collaborazione con un gruppo di giovani amici, si propone di rivalutare la
canapa come risorsa ecocompatibile utilissima per l’ambiente, l’uomo e
l’economia, che, oggetto di una vera e propria campagna di demonizzazione, è
stata stigmatizzata e dimenticata per lungo tempo a favore di fonti energetiche
non rinnovabili né biodegradabili.
Basta entrare a Canapuglia per farsi un’idea delle mille forme che
questa straordinaria pianta può assumere e dei molteplici materiali in cui può
essere trasformata: tra pannelli espositivi di compensato di canapa e stampe di
carta di canapa appese sulle pareti decorate di mattoni di calce e canapa e da
tende di cordoli di fibra di canapa, ci vengono serviti tarallini di farina di
canapa in sfiziose barchette di bio-plastica di canapa…Il potenziale della
pianta sembra essere infinito: da fibra e cellulosa di canapa si ricavano
filati e tessuti resistenti e traspiranti, carta e plastica organica; il
canapulo (la parte legnosa del fusto) trova impiego come pellet e nel settore
della bio-edilizia; in campo alimentare semi, olio e farina risultano dotati di
ottime qualità nutrizionali. Ilaria, laureata in psicologia, ci illustra invece
l’uso terapeutico delle infiorescenze: «Nonostante a livello internazionale sia
diffusa e comprovata l’efficacia delle terapie che prevedono l’utilizzo di
farmaci naturali a base di canapa, in Italia il suo riconoscimento in campo
medico fatica a decollare. Non esiste una normativa chiara, la richiesta deve
partire dai pazienti e seguire determinati iter burocratici prescritti dalle
singole regioni (per informazioni: http://www.canapuglia.it/ilaria/)».
Un progetto coraggioso, connubio
azzeccato di originalità e lungimiranza, che se da un lato si ispira agli
ideali della tutela dell’ambiente, del benessere dell’uomo e delle buone
pratiche dello scambio, della condivisione e della rete virtuosa, dall’altro risponde
con un’alternativa efficiente alla disoccupazione giovanile e alla crisi del
modello tradizionale dell’economia capitalista, creando ricchezza, produttività
e sostenibilità in un’ottica equa e solidale.
La rete di Canapuglia ci avvince
subito tra le sue verdi maglie: qui conosciamo infatti Jean Paul, che ci apre
le porte del suo accogliente bed and breakfast
ad Alberobello, base perfetta per esplorare la Val d’Itria. Riposati
e rifocillati, riguadagniamo poi la via della costa a Polignano a mare, un
intreccio candido di lucidi vicoli acciottolati, che si affacciano sulle
ventose scogliere smeraldine nell’elegante respiro di bianche terrazze
balaustrate.
È d’obbligo, dicono, mangiarsi un
gelato; non ce lo facciamo ripetere due volte.
E sotto l’affettuoso abbraccio
della statua di Modugno, ci sembra di volare sulle ali blu di una
ciclo-carovana quando incontriamo una stupenda famiglia francese in vacanza in
bicicletta. La bimba, che viaggia ancora comodamente seduta nel carrello
trainato dal padre, non vede l’ora di imitare il vispo fratellino maggiore, che
già pedala davanti alla madre nel posto anteriore, reclinato, del loro tandem.
Questo il blog di Vanessa e Olivier, due avventurosi genitori sprint: http://europe-en-roue-libre.eklablog.com/
La costa pugliese continua a
sorprenderci con spettacolari fioriture che ricamano le dune sabbiose d’uno
scintillante tappeto variopinto srotolato fin sul limitare della battigia. Ecco
la spiaggia di Porto Ghiacciolo, una tranquilla baia dove ci accampiamo appena
sorpassato il grazioso borgo costiero di Monopoli:

Le acque reflue, prima e dopo:
Nell’ottica della rinnovabilità e
dell’autosufficienza energetica, sono presenti anche un impianto fotovoltaico e
una centrale termica integrata solare-biomasse, che si alimenta sia con
pannelli solari sia con nocciolino di sansa e legna. Ci spiega Gianfranco: «L’autosufficienza
non è l’obiettivo primario da raggiungere, cerchiamo piuttosto di valutare le
risorse che il territorio ci offre e di creare collaborazioni e reti di scambio
e baratto. Il nostro terreno è votato alla vigna e all’ulivo, che sono
diventate perciò le nostre principali produzioni; per alcune cose, come il
grano, abbiamo stretto amicizie e accordi con agricoltori locali. Dopo anni di
dibattiti e titubanze abbiamo istituito la Cooperativa La Petrosa, attraverso
cui commercializziamo i nostri prodotti [soprattutto olio, vino, pane e delizie
del forno come frise, taralli e biscotti] nei gas locali e in circuiti del
mercato equo e solidale del nord Italia».
La nuova sfida che Urupia
affronta attualmente è l’apertura di una scuola gestita dalle comunarde, che
offra ai propri bambini e a tutte le famiglie interessate un’ “educazione
libertaria” fondata sui principi che ispirano la convivenza nella comune. Urupia
si conferma così come laboratorio sociale di realtà alternative al modello
dominante, i cui cardini fondamentali sono il principio del consenso, cioè l’unanimità
delle decisioni, e la proprietà collettiva, cioè l’abolizione della proprietà
privata.
È offerta a tutti l’opportunità
di sperimentare in prima persona come si vive nell’utopia: l’ospitalità è una
pietra miliare della quotidianità di Urupia.
Contatti nel loro blog: http://urupia.wordpress.com
Una bella presentazione della
comune:
Il cerchio si chiude a Taranto, strozzata
tra due mari, che delle città di mare condivide il destino meraviglioso e
atroce, alcova di bellezze, sfide e guai che la lambiscono, la travolgono e
l’abbandonano in un attimo come per il capriccio ingenuo e incostante d’un’onda
sul bagnasciuga.
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