mercoledì 12 marzo 2014

A caccia di segni

Stamattina mi è venuta la prima crisi di nervi. Ho freddo, sono stanca, non ho voglia di pedalare.
Neanche il sole che splende sfavillante riesce a scaldarmi le ossa, neanche queste fioriture esagerate che dappertutto occhieggiano invitanti riescono a consolarmi. Mi tornano in mente solo gli ammonimenti dei parenti che mi rimproverano di perdere tempo, di essere inconcludente e immatura. Penso a un’amica turca che qualche mese fa mi ha letto il destino in un fondo di caffè: parlava di splendidi segni che mi avrebbero preso per mano e mostrato la via.
Ma oggi ho freddo, sono stanca, lascio pedalare Alessandro che mi tira le gambe sulla strada tutta saliscendi. 
Poi, dietro una curva, spunta uno strambo duetto. È un uomo, o almeno sembra: da dietro è uno zaino mastodontico da cui penzolano due braccia, ognuna carica di una borsa; accanto cammina un grosso cane peloso tutto bianco, un pastore maremmano.
Rimaniamo disorientati.
Alessandro lo apostrofa così: «Vai a caccia?» «Sì», risponde, «di vampiri».
È Antonio, è partito qualche settimana fa da Castiglione della Pescaia. Va in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo, in Puglia, a piedi. Con il cane, uno zaino più grande di lui, una valigia in una mano e una busta nell’altra. Un tipo che ti tira su il morale. «Ah, fate il giro del mondo in tandem? È già qualcosa».
Riparto più rilassata. Il sole splende alto, la mimosa sprigiona il suo polline di luce e miele, sulla strada con noi c’è Antonio il pellegrino. I segni ci sono, e ci sorridono.

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