sabato 26 agosto 2017

Flores, 26 agosto 2017

Cara mamma,

se una mattina, aperta la finestra, ti investisse un soffio di quest'aria  densa e nauseabonda che ora sto respirando, forse allora intuiresti il fremito che mi porta in queste isole sperdute così lontane da casa.
Sentiresti l'alito greve e muschiato della giungla che insinua le sue dita marciscenti tra i fiati di salsedine e pesce fritto appesi alle balaustre di bambù di palafitte macilente affacciate su boschi di coralli e mangrovie; e vedresti madonne indie dal capo ricciuto e lunghe ciglia ricurve a cavalcioni tra le possenti corna di bufale gravide al guazzo nel fango delle risaie; e ti troveresti accovacciata all'ombra delle foglie dei banani, stordita dal profumo dei frangipani, in un groviglio delirante di corpi bellissimi d'uomini e bestie, di sgargianti sorrisi rossi di betel, di pigolii e belati e schianti di cocchi tra i palmeti.
Conosceresti così il mio brivido, e ancora ti chiederesti perché lo preferisco all'eterna primavera delle lenzuola fresche, alla dolcezza struggente dei sottintesi quotidiani, alla bellezza imbattuta del cielo di casa.
Non so, mamma, se sia più forte lo spasmo per il mondo o la nostalgia, ma la felicità d'essere qui in questo esotico brulicare è anche nel profumo di violette celato nei tuoi cassetti, nell'indefesso tuo perpetuare la malia della memoria nella magia del sogno, nel sapervi lì come titanici Atlanti a reggere l'universo.
Buon compleanno mamma

mercoledì 1 ottobre 2014

La Sicilia in bicicletta

In nessun’altro luogo come in Sicilia ho intuito e apprezzato il vero senso del viaggiare in bicicletta. Arrivando in Sicilia in treno, in autobus o in autostop, infatti, i mezzi ti conducono nelle stazioni, ti accompagnano presso amene località balneari, ti scortano fino ai centri delle città che vale la pena visitare, corti dorate addobbate a festa che accolgono il visitatore come un invitato di riguardo, con la gentilezza cerimoniosa che spesso guarnisce l’ospitalità siciliana. Quello che c’è in mezzo a queste oasi felici si vede passare dal finestrino come il montaggio di un film surrealista, un guazzabuglio di immagini di cui non si sente l’odore e che scivolano via dalla memoria perché non si attaccano ai sensi.

Attraversare la Sicilia in bicicletta è invece innanzitutto un viaggio dei sensi e, inoltre, un’esplorazione dell’anima: si resta frastornati dal caleidoscopio infinitamente variegato dei suoi scorci, l’incanto delle baie e la desolazione delle campagne, la magnificenza delle vestigia storiche e l’incuria delle periferie, la sontuosità della pasticceria e l’eterogeneità dei mercati rionali; si arriva curiosi, pieni di aspettative e desideri, e si parte cambiati, svuotati di molte certezze, arricchiti dalla scoperta dell’avvincente spirito siciliano, che pur nell’incostanza delle sue manifestazioni – tanto generoso, tragico, passionale, quanto schivo, astratto, meditabondo – si fa riconoscere per un carattere distintivo, quello che il Gattopardo definisce onirico, in quanto partecipa della stessa iperbolica densità e della stessa arbitrarietà del sogno.

martedì 2 settembre 2014

La Sardegna in bicicletta

Fin dal suo primo affiorare improvviso nell’orizzonte caliginoso del mattino, la Sardegna coglie alla sprovvista il vacanziere che emerge assonnato dalla penombra stantia dello sbuffante ventre d’acciaio della nave. Il viaggiatore si stropiccia gli occhi cercando di mettere a fuoco il profilo sformato che si delinea sempre più vicino in mezzo al deserto blu del mare, ma l’isola rimane così, sfumata e inafferrabile, una visione sospesa nella bruma lattescente, sirena spiaggiata che lo richiama a sé con un’arcana voce suadente, come l’eco misteriosa dell’evocazione di lidi assolati e territori inesplorati che ha occupato i suoi sogni fino a pochi minuti prima.
Eppure eccola sotto i suoi piedi, finalmente, dopo tanto fantasticare, la mitica terra di Sardegna. Sarà la traversata, sarà la suggestione, sarà che è davvero così, ma posati i primi passi su questo suolo arcaico, il villeggiante è invaso dalla sensazione possente di non trovarsi più sulla zolla italica, e allunga smanioso il collo da ogni lato, pronto a cogliere ogni dettaglio anomalo, ogni scorcio inusuale, ogni intonazione sconosciuta, che lo facciano sentire lontano da casa.
E la terra più antica d’Italia non delude l’aspettativa d’esotismo sottesa al viaggio. Il paesaggio, smussato ma bizzoso, pervaso d’un’energia immensa e immota come uno stagno, saturo d’un’intensa luce bianca che sembra emanare dal suolo e irradiarsi nel cielo, dipinto nell’aria tersa e pura dove gli odori non si propagano, ma si stagliano netti e affilati, dove i suoni non rimbombano, ma sciabordano con la maestosità sommessa della risacca, sembra fissato per sempre in uno spicchio di mondo senza tempo.

giovedì 12 giugno 2014

Alla scoperta della Val di Bisenzio con H2E - Energie Rinnovabili

Da qualche giorno a Prato si è sparsa la voce della nostra partenza per un viaggio in tandem fino a Wenzhou, ai confini dell’Impero Celeste. 
È stimolante, commuovente e perfino inaspettato che da una realtà intraprendente e industriosa come quella di Prato (coi piedi ben saldi in terra per intenderci) ci arrivino da ogni parte incoraggiamenti e messaggi di solidarietà con i quali la città si stringe intorno al nostro progetto. Molti sostenitori ci dicono: «Ci sembrerà di viaggiare con voi!» e andare così alla scoperta di quei territori sconosciuti, sperduti e lontanissimi da dove in realtà provengono tanti abitanti di Prato. 
Abbiamo l’ennesima conferma che alle forti e profonde radici che ancorano la città alla propria terra corrisponde una altrettanto estesa rete di rami e foglie che si protendono verso il mondo per respirarlo e carpirne le essenze vitali e le buone vibrazioni.

giovedì 22 maggio 2014

Canapuglia e Urupia: viaggio attraverso l'utopia realizzata

Salutiamo la Puglia con un ultimo – per ora – itinerario coast to coast da Bari a Taranto, che ci regala ciclo-incontri emozionanti e tocca due mete fondamentali nella nostra rassegna di storie di ecologia e coraggio: l’associazione Canapuglia, che ha sede a Conversano, e la comune di Urupia, situata nelle campagne tra Francavilla Fontana e San Marzano.


Da un lato la brillante iniziativa intrapresa tre anni fa da un gruppo di giovani pugliesi, che hanno scommesso il proprio futuro in una sfida all’insegna dell’ecologia; dall’altro una comunità di ispirazione anarchica fondata nel 1995 da avanguardisti salentini e tedeschi, che in vent’anni di attivismo si è distinta come faro e modello per eco-villaggi e comunità intenzionali in Italia e in Europa.

domenica 4 maggio 2014

Joyful moments in Val d'Itria

La Puglia è senza dubbio il paradiso dei ciclisti: grande abbondanza di pianure e altipiani; una viabilità secondaria sviluppata, agevole e priva di traffico; il trasporto della bici sui treni regionali è pure gratuito.

La Val d’Itria in particolare è percorribile in tutta tranquillità attraverso mulattiere e stradine di servizio che collegano le masserie, intersecando le campagne sterminate dove la terra rossa sboccia come una ferita aperta tra le esangui slabbrature puntinate di licheni dei muretti a secco.

In questo territorio, solo all’apparenza piatto e uniforme, si sviluppa un immaginario complesso e singolare riguardo all’ambiente, a cui danno voce i nomi delle località e i termini geologici creati ad hoc per definire le particolarità morfologiche delle murge: si parla di gravine, lame, puli e pulicchi.

Nei toponimi, nelle denominazioni geologiche, nelle campagne sconfinate c’è ovunque una protagonista fondamentale che domina ma non si vede, una grande assente la cui presenza vitale, intrinseca, sotterranea, disegna in superficie una ragnatela di sintomi, segni, ricordi, in un’implicita, soffusa, implorante invocazione che sale dalla roccia che si sgretola, dai tronchi rugosi degli ulivi secolari, dal rantolo delle cicale, dalla nostra stessa bocca impastata e riarsa perfino in questa stagione: acqua! L’acqua fa un percorso assurdo per arrivare fino a qui, incanalata dalle selve della Basilicata nell’acquedotto più lungo al mondo per irrigare questa manciata di terra intensivamente sfruttata spolverata su una lastra di roccia carsica.

giovedì 24 aprile 2014

Storie di ordinario eroismo

C’è chi si accontenta di immaginare il Sud come una terra sperduta e perduta, bella e aspra, selvaggia e incomprensibile, covo di mafie e di clandestini, patria di Carmine Crocco e d’altri innumerevoli briganti barbari e impuniti, culla di spiriti sanguigni, bizzosi e indolenti.

C’è chi dal Sud è emigrato e ne rievoca la bellezza struggente con colpevole nostalgia, amaro disincanto e impotente indignazione.

C’è chi invece al Sud ha scelto di restare, per godere della dolcezza della sua aria e del cuore aperto dei suoi abitanti, per farsi alleato del suo destino e combattere ogni giorno la sua inestinguibile battaglia.

Alle storie di questi guerrieri, giovani e ardenti, che abbiamo incontrato nelle nostre peregrinazioni in libertandem, dedichiamo questo post. A Gianni e l’allegra combriccola di Pomarico, che nel segno della loro indissolubile amicizia realizzano insieme il sogno di riscattare la propria terra e il proprio futuro; a Deborah, che con la sua solarità travolgente ha intessuto intorno a sé una trama vivace e feconda di fermento musicale e sociale; a Luca, che con eroico coraggio e forza inarrestabile è riuscito a risollevarsi dal baratro e maturare un nuovo e più profondo senso di sé e degli altri; a Mimmo e Giusy, che, sbaragliati tutti i disagi e i pregiudizi, vivono il miracolo quotidiano di costruire con le proprie mani il loro vero, giusto e accogliente angolo di paradiso.

lunedì 21 aprile 2014

Matera, fucina dell'eco...logia

Se le risorse naturalistiche del Mezzogiorno appaiono spesso tristemente svendute nella complice omertà dell’indifferenza ottusa, dell’ignoranza plaudente e dell’impotenza generalizzata, la più celebre città della Basilicata non ha l’aria di volersi arrendere all’inevitabile o lasciarsi sopraffare impunemente.

Matera, negli anni ’50 simbolo del Meridione povero e vergogna d’Italia, che come il pancione gonfio dei bimbi del Biafra suscitò l’interminabile sproloquio del buonismo massmediatico e la contraddittoria sequela di proclami roboanti e interventismo ad muzzum con cui i poteri forti hanno da sempre liquidato la questione meridionale, Matera, araba fenice cento volte risorta dalle sue ceneri e mille volte dimenticata, Matera vive oggi una nuova primavera, soffusa d’ovattate e sorprendenti forme di rinascita, di fermento giovanile, di attivismo internazionale, d’un vago sapore ribelle e brioso tutto da esplorare.

A Matera la nostra rassegna di storie di ecologia e coraggio si è arricchita di un capitolo memorabile, fitto di personaggi d’eccezione, esperienze significative e amicizie indelebili.
Come siamo arrivati qui è già un romanzo di coincidenze fatali e incontri fulminanti che hanno intricato e dipanato la verde trama del nostro viaggio.

lunedì 14 aprile 2014

La lunga marcia delle energie rinnovabili nel Sud

La nostra rapida traversata della Basilicata si dispiega agile e vivace all’insegna delle energie rinnovabili: dalla provincia di Avellino, che i suoi stessi abitanti denominano affettuosamente “terra dell’eolico”, ci inerpichiamo sui rilievi boscosi della Lucania, merlati anch’essi dei profili svettanti delle turbine a vento.

Della loro terra i lucani non intessono lodi sperticate né esprimono giudizi sferzanti; talvolta ne tacciono completamente; spesso, con la loquela scarna e schietta che è loro peculiare, te ne fanno innamorare come d’una passante sconosciuta di cui hai appena incrociato lo sguardo ammaliante. Terra di boschi, di lupi, di luce: con queste tre parole (in latino lucus, lupus, lux) spiegano l’etimologia di Lucania i suoi stessi abitanti, che usano definirsi riferendosi alle regioni vicine, di cui la Basilicata ha da sempre rappresentato la sorella povera: «Qui a Potenza siamo gente semplice come i campani dell’Irpinia»; «Qui a Matera siamo aperti e intraprendenti come i pugliesi della costa»…

giovedì 10 aprile 2014

Nella terra del vento: la Puglia e Ciclomurgia

Quand’è che siamo approdati su questo bastimento carico d’anfore d’olio dorato e di vino rubino chiamato Puglia? Un vascello sventagliante dal profilo affilato, che le braccia nerborute dei suoi rematori sbuffanti si sforzano di strappare dall’ancora incagliata tra le crespe gravine dell’entroterra, puntando cocciuti a est. Dall’oriente arriva già l’odore speziato dei mercati chiassosi, dei pomodori essiccati a grappoli sulle terrazze ventose, delle bocche di creta dei forni che sprigionano densi aliti di mandorle tostate e semi di finocchio. D’oriente sa il candore abbacinante dei lastricati e degli intonaci, delle lenzuola gonfie di libeccio che trasformano casupole anguste e arroccate in saettanti velieri di tesori e pirati, dei lustri vicoli fitti di ballatoi e scalinate, tessuti della stessa trama ingegnosamente intricata dei ricami che fluttuano sugli usci aperti.

E nei volti, negli sguardi, nelle voci della gente di Puglia tutta la meraviglia dell’anima meticcia dei popoli di mare, con le loro mani svelte, le loro menti fervide e i loro occhi pieni d’azzurro. Provenendo dalle contrade corrugate e selvagge della Basilicata, il cambio è netto: ci si ritrova d’un tratto in un affollato crocevia di incontri e scambi, che mostra tutti i segni dei secolari mercanteggiamenti di cui è stato teatro, tutti i trofei e le cicatrici di una terra sfruttata fino al midollo, che l’amore sviscerato dei suoi abitanti non si arrende a far franare, avvelenare, abbandonare, come è successo altrove. Qui si respira un’aria diversa, un’atmosfera rarefatta, resa effervescente e intraprendente dal passaggio di mille venti, pellegrini, avventurieri, mercanti. Qui avviene ogni giorno un incontro fatale, siamo ospiti ogni notte di un nuovo amico, ogni persona che incrociamo è impaziente di conoscere la nostra storia e di raccontarci la sua, di cogliere le affinità di intenti, radici, ideali che ci uniscono e ci rendono indispensabili gli uni agli altri, indigeni e viaggiatori, legati indistricabilmente in una vorticosa girandola di destini.