Cara mamma,
se una mattina, aperta la finestra, ti investisse un soffio di quest'aria densa e nauseabonda che ora sto respirando, forse allora intuiresti il fremito che mi porta in queste isole sperdute così lontane da casa.
Sentiresti l'alito greve e muschiato della giungla che insinua le sue dita marciscenti tra i fiati di salsedine e pesce fritto appesi alle balaustre di bambù di palafitte macilente affacciate su boschi di coralli e mangrovie; e vedresti madonne indie dal capo ricciuto e lunghe ciglia ricurve a cavalcioni tra le possenti corna di bufale gravide al guazzo nel fango delle risaie; e ti troveresti accovacciata all'ombra delle foglie dei banani, stordita dal profumo dei frangipani, in un groviglio delirante di corpi bellissimi d'uomini e bestie, di sgargianti sorrisi rossi di betel, di pigolii e belati e schianti di cocchi tra i palmeti.
Conosceresti così il mio brivido, e ancora ti chiederesti perché lo preferisco all'eterna primavera delle lenzuola fresche, alla dolcezza struggente dei sottintesi quotidiani, alla bellezza imbattuta del cielo di casa.
Non so, mamma, se sia più forte lo spasmo per il mondo o la nostalgia, ma la felicità d'essere qui in questo esotico brulicare è anche nel profumo di violette celato nei tuoi cassetti, nell'indefesso tuo perpetuare la malia della memoria nella magia del sogno, nel sapervi lì come titanici Atlanti a reggere l'universo.
Buon compleanno mamma
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