La Puglia è senza dubbio il paradiso
dei ciclisti: grande abbondanza di pianure e altipiani; una viabilità
secondaria sviluppata, agevole e priva di traffico; il trasporto della bici sui
treni regionali è pure gratuito.
La Val d’Itria in particolare è percorribile
in tutta tranquillità attraverso mulattiere e stradine di servizio che
collegano le masserie, intersecando le campagne sterminate dove la terra rossa sboccia
come una ferita aperta tra le esangui slabbrature puntinate di licheni dei muretti
a secco.
In questo territorio, solo
all’apparenza piatto e uniforme, si sviluppa un immaginario complesso e
singolare riguardo all’ambiente, a cui danno voce i nomi delle località e i
termini geologici creati ad hoc per definire le particolarità morfologiche
delle murge: si parla di gravine, lame, puli e pulicchi.
Nei toponimi, nelle denominazioni
geologiche, nelle campagne sconfinate c’è ovunque una protagonista fondamentale
che domina ma non si vede, una grande assente la cui presenza vitale, intrinseca,
sotterranea, disegna in superficie una ragnatela di sintomi, segni, ricordi, in
un’implicita, soffusa, implorante invocazione che sale dalla roccia che si sgretola,
dai tronchi rugosi degli ulivi secolari, dal rantolo delle cicale, dalla nostra
stessa bocca impastata e riarsa perfino in questa stagione: acqua! L’acqua fa un
percorso assurdo per arrivare fino a qui, incanalata dalle selve della Basilicata
nell’acquedotto più lungo al mondo per irrigare questa manciata di terra intensivamente
sfruttata spolverata su una lastra di roccia carsica.
Questa roccia è ovunque, negli
abitati candidi e negli alberi contorti, nel sapore dell’olio e dei taralli, negli
occhi penetranti e nelle rughe profonde dei contadini pugliesi. La chiamano
murgia, dalla radice latina di murice, conchiglia: il complesso calcareo che si
sviluppa sottoterra è infatti un’antichissima formazione corallina emersa dal
mare, di cui si possono ancora ammirare i resti nelle impronte di dinosauri, nei
fossili marini, negli scheletri di pesci preistorici impressi nelle pietre con
cui è costruito tutto, i muretti a secco, i tetti bitorzoluti e le pareti
imbiancate a calce dei trulli, che rendono così caratteristico e famoso questo
territorio.
Alberobello è senz’altro la meta più
conosciuta per apprezzare la maestria delle genti che hanno abitato questi
luoghi con l’ingegno spontaneo infuso dalla loro sintonia con la natura:
disossando il terreno e impilando le pietre una sopra l’altra per erigere
rifugi e architetture, in un sapiente e capillare scavare, incastrare e incastrarsi
negli spazi che l’ambiente roccioso concedeva.
Alberobello è solo l’ingresso alla
Val d’Itria, una perla di bellezza marezzata dell’argento degli uliveti, l’ocra
delle masserie, i verdi cangianti delle foreste superstiti, il bianco
abbacinante dei piccoli paesi di pietra che si contendono l’un l’altro il
primato di borgo più bello d’Italia. Ogni città ha un’anima diversa che la
rende unica e imperdibile, ma ognuna reca impresso, nella propria architettura
arzigogola di sassi, specchie e chiancarelle, il riflesso del mondo sotterraneo
che scorre sotto gli altipiani pugliesi.
Il carsismo delle murge scava infatti
nel ventre della terra uno scenario spettacolare di cunicoli, caverne, palazzi
e castelli di roccia calcarea. Ogni tanto si apre una grave, e si può ammirare
un piccolo spaccato di questo universo parallelo che si estende sottoterra. È
il caso delle grotte di Castellana, il più importante complesso ipogeo
d’Europa, perché nel corso dell’itinerario che si snoda per 3 km lungo il letto
di un fiume sotterraneo prosciugatosi in epoche preistoriche, si susseguono
tutte d’un fiato una miriade di suggestive concrezioni – stalattiti,
stalagmiti, cortine e colonne – , in un crescendo di emozioni viscerali
suscitate dagli inediti cromatismi e dalle forme evocative che trascinano i
visitatori alla scoperta dell’unico angolo del pianeta che può dirsi davvero
ancora sconosciuto.
Troviamo ad Alberobello una finestra
davvero speciale per goderci l’autentico paesaggio umano e naturale della Val
d’Itria, discosta dal frenetico e affollato trantran turistico e al contempo
immersa sia nella rilassata vita paesana della murgia sia nel vibrante panorama
giovanile della Puglia ecologica e alternativa. Ci imbattiamo infatti
nell’allegria sommessa e contagiosa di Jean Paul, che ci ospita nel suo accogliente
bed and
breakfast, dove si coniugano in un abbraccio a tinte
forti le due anime dell’ospitalità pugliese: da una parte l’accoglienza genuina
e incondizionata che riverbera nei colori accesi della terra rossa, dei muretti
a secco e degli olivi secolari che circondano la residenza, dall’altra una nuova
concezione di turismo sostenibile ed eco-design, che si esprime nelle forniture
variopinte e inedite delle stanze a tema, arredate con materiali
di recupero e la collaborazione di artisti locali.
Dormiamo nella stanza africana, intonacata con la
terra rossa del giardino che si vede dalla finestra e paglia ocra come la
savana: non poteva essere più azzeccata.
JP ha alle spalle una storia di ecologia
e coraggio d’eccezione: avvocato di successo, ha rinunciato alla carriera e alla
vita cittadina per tornare nella terra degli avi e provare qui a immaginare e
realizzare un futuro diverso, il sogno di un’attività all’insegna dello
scambio, della solidarietà e della partecipazione. Da questa illuminazione e dalla
forte determinazione di JP scaturisce la scintilla di luce e gaiezza che è Joyful People:
un microcosmo di ospitalità nel rispetto della migliore tradizione murgiana, ma
aperto a iniziative coinvolgenti e innovative,
come l’albero di kaki sopravvissuto a Nagasaki e piantato nell’uliveto a
testimonianza di pace e speranza; la foresta che si espande alla fine del
giardino, di cui ogni albero viene piantato per ogni nuovo nato nella comunità;
l’organizzazione periodica di corsi di cucina vegana e medicina alternativa; lo
scambio di libri aperto agli ospiti e ai compaesani. La collaborazione con il
paese è intensa e proficua: la sera del nostro arrivo partecipiamo al falò della
festa di Coreggia, la frazione dove si trova Joyful People, e veniamo
addirittura coinvolti nella versione locale del video “We are happy from Alberobello”!
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