Roma è una città che riempie di
emozione. È un mito a cui ci si avvicina
con un senso di deferenza e costernazione, ammutolendo davanti allo spettacolo
di millenni di storia e di cultura ammassati d’un tratto tutti insieme, come se
il tempo fosse qui imploso e inghiottito da una qualche voragine spaziale. Di
questo collasso cosmico si avverte la vertigine e il caos; e un fremito nervoso
di eccitazione e dissolutezza, quasi un rilassamento totale delle inibizioni e
dell’ordine costituito, che i passeggeri imbarcati in questo veliero pavesato
sembrano condividere e che li fa sembrare tutti turisti che girovagano per la
loro città come stranieri, ammirati, innamorati, disamorati e schifati,
distratti e incuranti come solo i turisti sanno essere.
Per questo suo incanto allucinogeno
che ammalia tutti gli occhi – dagli ingenui strabiliati dal multiforme ingegno
che l’uomo ha manifestato nel corso delle sue epoche alterne di splendore e
miseria, ai cultori della bellezza che nelle stesse vestigia di eternità
contemplano il riflesso sbiadito e decadente del loro disgusto snobista – la
città eterna è un luogo in cui molti, forse tutti, desiderano arrivare a un
certo punto del viaggio, vuoi per cambiare aereo e volare verso nazioni più
accoglienti, vuoi per lanciare uno scellino nella fontana di Trevi, vuoi per
capriccio, per forza o per pellegrinaggio: tutte le strade portano a Roma.
Arrivarci in bicicletta, comunque,
fa un certo effetto.
L’eurovelo7, che grazie ai
visionari a due ruote che ci hanno preceduto è segnato dettagliatamente su
OpenCycleMap (ahimè soltanto fino a Gaeta, dove s’è fermato stavolta il Cristo
dei viaggiatori a pedali), garantisce un ingresso davvero tranquillo e
interessante a Roma nord: attraversati i parchi naturali della Valle del Treja
e di Veio
– che tra le rupi di tufo, l’odore delle solfatare, i calzoni e la cortesia dei
sigg. Giuliano a Sacrofano meriterebbero un post a parte – si entra da Prima
Porta, si passa sotto uno svincolo mastodontico tra il GRA, le strade consolari
Flaminia, Cassia e Salaria, le antenne delle RAI e una grandiosa centrale
idroelettrica (giusto per immaginare di essere davvero in una metropoli
all’italiana), e si imbocca immediatamente la pista ciclabile che percorre Roma
da nord a sud lungo le sponde del Tevere, dove pascolano apparentemente ignare
greggi di pecore urbane, si accampano i Rom, si allenano le squadre di calcetto
nei campi risparmiati dalla piena.
Arrivando pochi giorni dopo l’alluvione
del Tevere, troviamo gran parte della pista ancora sepolta dal fango e
infiocchettata delle buste di plastica che penzolano per diversi metri d’altezza
dai rami degli alberi che crescono sugli argini.
È una ciclabile che potrebbe altrimenti
essere perfetta per noi che attraversiamo la città diretti a sud, ma non
proprio comoda per chi vorrebbe servirsene tutti i giorni per vivere Roma a
passo d’uomo evitando il traffico sempre disumano: immessi nella pista,
infatti, non ci sono molte vie d’uscita per le bici, solo scalinate monumentali
abbastanza erte da percorrere con un tandem in spalla.
Già, anche a Roma ci si può
incontrare per caso, se solo si sa cosa si vuole cercare. Così, aggirandoci per
il Rione Monti in attesa che la Ciclo-officina Centrale apra, ci
imbattiamo proprio in Rota Fixa, che sta andando a farsi un tatuaggio “antifurto”
per attestare la proprietà della sua bici, pronta per partire per il giro delmondo. Anche lui è pronto, anzi non sta più nella pelle, raggiante, ospitale e
solidale come sempre. In un attimo si marchia e ci raggiunge, con il braccio
fasciato, sanguinante e tatuato con il suo simbolo, impresso anche sul telaio
auto-costruito della sua bici: «Almeno posso dimostrare che è davvero mia!»
Gozzovigliamo insieme nel negozio
di biciclette di Massimiliano, il Biciclettaro. È un bell’ambiente, colorato
e accogliente, arredato con i quadri a tema ciclistico di Rota Fixa, i graffiti underground di
un’amica di bici e gli accessori fluo di Zona 30. Nell’officina annessa Fabio dà
un’occhiata al nostro movimento centrale, che quando è carico e sotto sforzo
scricchiola in modo preoccupante. Intanto noi ci godiamo la compagnia di due Ciclonauti convinti, Massimiliano e Gloria, e dei
tanti amici che passano a trovarli. Molti sono forniti delle bici pieghevoli
così comode per girare la città usufruendo anche dei mezzi pubblici, e ci raccomandano
l’uso del casco e di tutto il necessario per garantire la massima visibilità.
Sito: http://biciclettaro.it/
È una bella boccata d’aria fresca
in una città frenetica e congestionata come Roma, e neanche l’unica che la concrete
jungle ci concede. I nostri nuovi amici Fabio e Chiara ci
regalano infatti una mattinata memorabile nella riserva naturale di Monte Mario, uno dei parchi urbani nei
quali la città cerca di ingabbiare e salvaguardare un polmone verde che le
possa ricordare come si fa a respirare (magari immaginandosi nelle narici
impeciate il profumo inebriante del selvatico).
Fabio e Chiara sono un esempio
concreto di come sia possibile – e quasi necessario per vivere più umanamente –
scegliere di fare la differenza, anche se incastrati nell’inghiottitoio camaleontico
della città (e forse proprio per quello). Impegnati da tempo nel sociale e appassionati
di culture e pratiche ecologiste, seguono da circa un anno un intensivo corso di apicultura presso l’apiario
didattico del parco del monte Soratte, dove collaborano.
Raggiungerlo
insieme risulta però troppo impegnativo per i nostri nervi sensibilizzati da
qualche centinaio di chilometri a pedali: montati in auto, infatti, percorriamo
in un’ora intera la bellezza di qualche centinaio di metri imbottigliati in un
ingorgo che non accenna a risolversi. Ci portano allora a trovare Romeo, l’agricoltore che ospita le
loro arnie sul monte Mario. Romeo ci
stupisce con le sue zucche penzolanti da un imponente ciliegio, il suo
variopinto pollaio multietnico, le piccole uova verdognole di buffe galline
dalle zampe piumate e il suo inscalfibile buonumore romano. È contento che
qualcuno si prenda di nuovo cura delle api, che svolgono un insostituibile azione
benefica per l’orto grazie alla loro attività di impollinatori.
Contemplando con trepidazione il
risveglio delle arnie colpite dai primi raggi di sole, Chiara e Fabio ci
introducono la complessa e affascinante società delle api, che rappresenta
nella loro esperienza un inesauribile scrigno di saggezza. Dall’instancabile
opera di questi eccezionali esserini alati, infatti, non si ricavano soltanto prodotti
benefici, utilissimi, versatili e deliziosi come il miele, la cera d’api e il
polline. L’apiario può anche costituire uno strumento di inestimabile
efficacia, istruttivo e divertente soprattutto per i bambini, per riscoprire la
campagna, per avvicinarsi ai temi dell’ecologia e alle buone pratiche della
permacultura, per imparare a scoprire e decifrare i segni con cui la natura ci
parla. Il miele, per esempio, è un prodotto eccezionale non solo per le
proprietà organolettiche, nutritive e medicinali che lo contraddistinguono, ma
anche perché porta impressa nella sua morfologia strutturale preziose informazioni
sulla salute del territorio e la qualità dell’ambiente. Da questa scoperta Fabio
e Chiara hanno maturato una proposta di progetto, da sviluppare in
collaborazione con l’associazione
RomaNatura, per monitorare
il livello di inquinamento e la qualità dell’ambiente urbano attraverso l’analisi
del miele prodotto dalle api di Roma.
Per dirla con John Holloway: «La rivoluzione adesso significa pensare la morte del capitalismo non in termini di una pugnalata al cuore, ma come la morte per un milione di punture di api». E chissà che non sia il loro ronzio sommesso, questa volta, invece che lo schiamazzo delle oche, a salvarci il Campidoglio.
Per dirla con John Holloway: «La rivoluzione adesso significa pensare la morte del capitalismo non in termini di una pugnalata al cuore, ma come la morte per un milione di punture di api». E chissà che non sia il loro ronzio sommesso, questa volta, invece che lo schiamazzo delle oche, a salvarci il Campidoglio.
Qualche risorsa sul monitoraggio
ambientale attraverso le api:
Per un colpo d’occhio sui parchi
naturali nei pressi di Roma:
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