domenica 9 febbraio 2014

Valicare l’Appennino a Febbraio


La nostra prima piccola impresa si è compiuta senza intoppi: siamo arrivati a Bologna in tempo per partecipare al Bici Senza Frontiere.
Mentre arrancavamo sulle erte salite che si arrampicano da San Mommé fino al Passo di Collina, ci sentivamo due poveri diavoli a bordo del nostro fiacco macinino rosso. Soltanto a due pazzoidi come noi potrebbe venire in mente di valicare l’Appennino nel mese più freddo dell’anno. E infatti, appena arrivati in vista della Porrettana, ecco sfrecciare giù verso di noi un angelo biondo tutto avvolto d’azzurro, con il nostro stesso stupore incredulo stampato negli occhi sbarrati. Che incontro…un batti cinque su due ruote tra inferno e paradiso!
Alex viene da Montpellier, da dove è partito a novembre, e ha trascorso l’inverno pedalando per le Alpi. Sta andando in India a completare i suoi corsi di medicina ayurvedica, che ricominceranno il prossimo agosto. Viaggia con un chitarrino appeso al portapacchi e delle borse che ha costruito da sé con taniche e pezzi di telo impermeabile.


Come vecchi amici che si rivedono dopo tanto tempo, abbiamo condiviso storie, cacio e pane, scaldandoci le mani con una tazza di tè.
Buon viaggio Alex, ci vediamo in giro!



Il percorso verso Bologna si è snodato liscio e piacevole: abbiamo zigzagato la Porrettana alternandola con ampi tratti del sentiero ciclabile EV7 – l’EuroVelo7 che va da Capo Nord a Malta – che qui corre lungo le sponde del Reno.


Lungo la strada abbiamo fotografato due impianti per la produzione di energia elettrica che hanno attirato la nostra attenzione per la loro diversità: il bacino di Pavana e le pale eoliche istallate da un’auto-officina.






















Queste ultime si stagliavano inerti nonostante il vento impetuoso… l’invaso invece ci è stato descritto così da un vecchietto curioso che osservava i lavori di restauro dall’alto della strada: «L’hanno costruito nel ’25, a quei tempi lavoravano bene, lo dico anch’io che sono comunista! Bisogna rattopparlo ogni tanto ma ha sempre funzionato alla perfezione.» 

La diga di Pavana convoglia le acque captate dal Reno e dalla Limentra di Sambuca nel ben più ampio serbatoio dell’invaso di Suviana, dove si trova il maggiore impianto idro-elettrico. Questo piccolo bacino risulta incastonato nel fondo di una stretta valle, come uno smeraldo coronato dagli archi di cemento armato in cui è stato imbrigliato nell’epoca mussoliniana.

Due immagini simbolo delle opere con cui l’ingegneria umana asserve ai propri scopi le forze della natura…

4 commenti:

  1. E pensare che domenica ci son passato anche io...ma in auto, correndo come un matto, assaporando appena le immagini che il mostro poderoso mezzo, nella sua pacatezza, riesce a farvi gustare davvero!

    Mp (Matteo..Pruni)

    RispondiElimina
  2. ciao Matteo,
    eh si, tutta l'abbiamo assaporata. Così lentamente che sulle rampe, spingendo al ritmo di uno scatto di ruota libera al secondo si parlava allegri gustando succulente arance sicule

    RispondiElimina
  3. Vorrei sentirmi un pizzico libera come voi ragazzi :D
    Complimentissimi per questo viaggio e quest'avventura, deve essere davvero fantastica!!!
    Posso solo immaginare le bellissime emozioni che potrete vivere e sentire.
    Vi leggero' per scoprire quali saranno le nuove tappe toccate e raggiunte, faccio il tifo per voi :D

    RispondiElimina
  4. coraggio che la strada è ancora lunga. ci vediamo domani e speriamo che il tè indiano vi porti bene.
    los vemos

    RispondiElimina