venerdì 7 febbraio 2014

Prima tappa: Ciricea

Finalmente, alla zitta, senza commiati e senza lacrime, senza celebrare e senza salutare, siamo partiti.

Beh, non proprio senza salutare! Paolo ha organizzato una cenetta “a legna” a Recuperiamoci! in via Cironi, proprio in nostro onore. È stato commuovente ricevere tanti incoraggiamenti e auguri dagli allegri commensali incuriositi dal nostro spirito di avventura: «Ma che vu’ partite a fare», «Ma che si parte a febbraio con questo tempo», «Ma non avete nient’altro di meglio da fare» e via discorrendo. Scherzi e gufate a parte, non potevamo desiderare una serata più azzeccata di questa per salutare Prato, che ci avvolgeva per l’occasione della sua aura pulsante di sincera convivialità condita di sana ironia toscana.






Così – e i gufi rideranno – siamo partiti sfidando i minacciosi nembi violacei che si accalcavano all’orizzonte in direzione di Pistoia, da dove, come recita un antico proverbio pratese, provengono da sempre «tempeste e puttane». Tuttavia, smentendo tale inafferrabile saggezza arcaica e per la gioia dei nostri amici gufi, il tempo ci ha graziato, e ha cominciato a grandinare proprio mentre varcavamo la soglia di Ciricea, la prima tappa del nostro viaggio verso Bologna.

Non abbiamo fatto neanche in tempo ad avvicinarci, intimiditi e sgocciolanti, all’uscio illuminato dai lampi crepitanti del fuoco acceso nel camino, che ci siamo sentiti chiamare per nome da una voce squillante e familiare: «Guarda chi si vede…i tandemisti!» Era Veronica, nostra amica di vecchia data, che ci capita di incontrare sempre per caso nei posti più assurdi – come tre anni fa a un Rainbow piovosissimo vicino al lago di Lugano. Come al solito quando viaggiamo, abbiamo avuto di nuovo la conferma che non finiamo mai in posti “a caso” (e che Veronica è magica). Infatti siamo stati accolti a braccia aperte dai coinquilini di Ciricea, che ci hanno ristorato con crema di uova fresche del loro pollaio, vellutata di zucca biologica del loro orto, e tante storie di viaggi e incontri eccezionali del loro repertorio di eco-esploratori del pianeta. Abbiamo trascorso una splendida notte nella yurta di Davide, che si è portato da Lugano la sua dimora nomade acquistata di seconda mano da un artigiano cinese.





















Il cappellano di Piteccio, il paese più vicino alla comunità, ci ha raccontato che Ciricea – che significa “ciliegiaia” – è la denominazione di origine medievale con cui si chiama tutta la vallata e il torrente che l’attraversa. A sugellare il legame con questo territorio ricco di acqua e risorse paesaggistiche, Ciricea è anche il nome dell’eco-villaggio di cui siamo stati ospiti.

Ciricea è una piccola comunità fondata qualche anno fa da Massimo e Paolo, che riuniscono intorno a sé persone desiderose di condurre una vita permeata da valori di condivisione comunitaria, da ideali di ecologia e da pratiche di permacultura, ispirata e scandita dai ritmi della natura. I ragazzi che vivono in questo podere ben curato e rifinito tra le colline pistoiesi si dedicano alla coltivazione della terra secondo i metodi dell’agricoltura sinergica, al mantenimento dei frutteti, gli olivi e il bosco di castagni, alla produzione di frutta, ortaggi, conserve e artigianato che forniscono ai GAS della zona; inoltre organizzano «attività olistiche e creative, volte al benessere psicofisico e all’espressione artistica.» In questo periodo, in particolare, Veronica e Francesco realizzano dei vivaci  e vezzosi manufatti in pelle.


















Ripartiamo carichi di energia, con un cartoccio di semi di zucca e un messaggio da consegnare in Calabria…




2 commenti:

  1. Grazie ragazzi per le emozioni che ci trasmettete e per farci conoscere un mondo che per tanti di noi è sconosciuto. Grazie e in bocca a lupo!

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  2. Vado subito a vedermi il sito perché sono davvero interessata, borse in pelle a parte :( trovo tutto quello che fanno Veronica e Francesco davvero interessante e da riscoprire ^_^

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