Partire in bicicletta, però,
è tutta un’altra storia. Si pedala un’ora o due e ancora sentiamo l’eco dei
rimproveri materni, ci segue affettuoso il profilo familiare dei nostri monti,
il capo nero del Ferrato, la spalla nuda dello Spazzavento, la schiena sinuosa
della Retaia; allora si fa il giro lungo per salutare il tiglio che fruscia
dolce e malinconico, per salutare il Bisenzio che boccheggia lento e triste,
per salutare Prato che in fondo un po’ ci mancherà.
Ma è un addio allegro: il
sole splende fin dal mattino, e già a Castelnuovo ci fermiamo a salutare
Lorenzo, Oliva e la loro piccola, stupenda Lara.
Soltanto qualche settimana
fa ci siamo imbattuti nuovamente in Lorenzo, che ci ha fatto scoprire di non
essere i primi abitanti di Prato a tentare un’impresa simile, il giro del mondo
in tandem. Infatti, a dimostrazione che nel guazzabuglio del singolare e
variopinto popolo di Prato tutto è stato tentato – e che gli incontri non
avvengono mai per caso – siamo venuti a sapere che anche Lorenzo e François partirono
da Prato e arrivarono fino in India in sella a un tandem.
Lorenzo non ha mai
abbandonato la sua passione per la bicicletta, che ha recentemente messo a
frutto con un’altra brillante iniziativa: ha infatti attivato un servizio di eco-posta
in bicicletta che recapita lettere, dispacci e pacchi in tutto il territorio di
Prato, Calenzano, Campi Bisenzio e Poggio a Caiano a costi modici e senza spese
per l’ambiente.
Questo è il suo sito: http://www.ecopostaprato.it/
La sua pagina facebook: https://www.facebook.com/EcopostaPrato
Oliva ci prepara un
corroborante chai speziato e così ripartiamo rinfrancati e spensierati verso
sud.
Abbiamo appuntamento per il
weekend a Nomadelfia, comunità nel grossetano, perciò nei primi giorni di
viaggio bruciamo le tappe, attraversiamo la Toscana controvento e arriviamo
sabato sera a destinazione completamente sciroccati.
Tutto sommato – e nonostante
il vento – la strada si dipana piana e scorrevole.
Fin dalla Valdarno ci
soffermiamo a osservare le istallazioni per le energie rinnovabili, che sono ormai
comunemente diventate elementi integranti dei paesaggi rurali, con effetti molteplici
e di diverso impatto.
Qualche scatto a confronto:
a sinistra, pannelli solari a tutto campo nella zona industriale di Pontedera;
a destra, un piccolo impianto sulle colline pisane istallato a sfruttare la
naturale inclinazione del terreno per la massima esposizione.
Sull’ospedale di Empoli i
passanti che intervistiamo esprimono tutti un giudizio positivo: «Funziona, qui
i soldi li hanno spesi bene, non come si sente dire altrove. Ora stanno
ristrutturando anche l’ospedale vecchio, che l’avevano costruito un po’ “alla
brezza”, come si dice qui a Empoli. Quello nuovo è bello, sì, speriamo di non
entrarci mai!»
Un ulteriore confronto,
emblematico di quanto queste opere assumono aspetti e caratteristiche differenti
a seconda del contesto territoriale in cui sono inserite: sopra, le pale
eoliche sullo Scolmatore D’Arno, tra i lotti industriali di Pontedera; sotto, una
fila di pale eoliche e un impianto per biogas sulla provinciale costiera che
fiancheggia il panorama delle colline pisane.
Infine, un altro incontro a
caso davanti a un baretto sperduto sulla scorciatoia di campagna diretta a
Braccagni: dalle porte a vetri esce un ometto di una certa età, contempla il nostro
tandem con un cipiglio divertito ed esclama: «Ah, il mio amico Picchio li sa
fare bene le biciclette!» Ci si svela così Irio Tommasini, noto meccanico
della Mapei che ha preparato le bici di generazioni di campioni.
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