giovedì 13 febbraio 2014

Da Alberto Lanerossi…aspettando la Chiamata di Marzo

Un lungo post scritto qualche settimana fa e che pubblichiamo ora per ringraziare pubblicamente il nostro amico Alberto (alias Lanerossi) e per invitarvi tutti alla “Chiamata di Marzo”, che si terrà a Recoaro Terme (Vicenza) il 23 febbraio:

La pioggia cade a secchi sulla finestra dell’abbaino. Sferzate tuonanti d’acqua e vento si abbattono a raffiche sulle tegole, scandendo il sonno fino a tarda notte al rintocco tumultuoso di ululati di burrasca. Sogniamo di pedalare inzuppati fino al midollo, durante la gita a Vicenza programmata – guarda caso – per domani, con lo scopo di incontrare Alberto, che ha offerto il suo sostegno al nostro progetto.


Quando usciamo di casa alle 4 e mezza della notte, un sontuoso manto stellato trapunta il cielo sgombro e silenzioso. Qualche scossone indolore al ritmo sonnacchioso dei soliti sferraglianti vagoni deserti e apriamo gli occhi giusto in tempo per rimirare l’alba che incipria di sprazzi rosati lo specchio placido del Po.

Cominciamo a pedalare sotto il sole opalescente che imbianca il cielo sorprendentemente blu del Veneto, seguendo la piacevole e ben curata pista ciclabile tracciata sugli argini del torrente Agno, che gorgheggia spumeggiante nell’aria tersa e gelida. Percorriamo la Valle dell'Agno coronata dalle creste innevate dei picchi squadrati delle piccole Dolomiti e del massiccio ondulato del Pasubio, fino a raggiungere CicliCornale, dove Alberto ci accoglie a braccia aperte.

Alberto ha risposto all’appello pubblicato dal Tirreno e rilanciato da Rotafixa a donarci dell’abbigliamento da ciclismo usato; così ci riveste dalla testa ai piedi con quelli che dice essere avanzi di magazzino, ma che sono in realtà completi tecnici d’alta gamma che non ci saremmo mai sognati di avere.
È un turbine di cordialità, altruismo, attivismo, infervorato dal suo piacere di condividere e felice di sostenere nuovi “amici di bici”, per usare l’espressione coniata dalla nostra comune conoscenza Rotafixa, con cui Alberto condivide la passione per le bici a scatto fisso e le ciclo-avventure. Lanerossi – questo è lo pseudonimo con cui è conosciuto nel mondo della bicicletta – ci racconta con nostalgia dei tempi puri dei primi rotafissari, che cercavano l’essenza del mezzo, l’ebbrezza della velocità, la sfida alla società meccanizzata che guardava alla bici come a un vezzo da snob o da perdigiorno, e organizzavano perciò gare di velocità tra le ciclo-officine delle grandi città e azioni di ciclo-attivismo di linea dura.
«Se mi avessero raccontato che sarebbe andata così non ci avrei mai creduto!» esclama scuotendo la testa sconsolato e mostrandoci i cataloghi di accessori colorati che gli mandano adesso i fornitori, con l’aria di chi ha visto l’evoluzione del ciclismo e conosciuto tanti personaggi che ne hanno fatto la storia.

Il nostro tandem attira subito la sua attenzione. Picchio, l’artigiano che l’ha costruito, è un telaista rinomato nel settore e conosciuto inoltre come specialista nella costruzione dei tandem. Non sfuggono al suo occhio esperto la linea particolarissima, i dettagli del mozzo, i raggi massicci: «Con questo potete certo farvi un bel giro», sentenzia soddisfatto. Alberto nutre una grande passione per il tandem da quando si allenava con una ragazza non-vedente che è stata campionessa alle paraolimpiadi di Sydney. Riconosce che il tandem «è un mezzo divertentissimo», che ti regala una sintonia magica con l’altra persona e un forte senso di soddisfazione, avventura e scialo, specialmente in pianura, dove «si viaggia come treni», e in discesa, in cui «bisogna stare attenti».


Alberto dimostra fin dal primo istante un profondo attaccamento alla sua terra e alla sua cultura, che ci fa letteralmente assaporare con la sua guida colta e socievole. Ci introduce al mondo sconosciuto del suo paese, Recoaro, una roccaforte montana di tradizioni antiche che rivivono nella “Chiamata di Marzo”, una rievocazione storica in cui si esprime la millenaria simbiosi dell’uomo con la montagna, da cui proviene sia il sostentamento che la calamità, e che quindi è necessario conoscere per saperne usare le risorse in maniera sostenibile. La stretta interdipendenza tra le montagne e i loro abitanti è iscritta nella storia, come testimonia la resistenza logorante degli alpini contro gli austriaci sul Pasubio, recentemente rivalutata come un evento essenziale nella storiografia della prima guerra mondiale. La resistenza ha lasciato segni profondi e duraturi nel paesaggio solcato dai bunker tedeschi, gallerie sotterranee nelle quali si tentava di minare il nemico, viottoli impervi scavati nella roccia nel giro di pochi mesi per portare i rifornimenti sulle cime del Pasubio, dove un accogliente pianoro ospita ancora i ruderi delle trincee.
Come sa bene chi vive qui, come ci ripete Alberto, dalla montagna viene il bello e il cattivo tempo: viene la strega della mitologia delle montagne, che scende in paese dai pascoli innevati nel giorno della befana a distribuire i suoi doni e viene poi bruciata in un rogo simbolico nella piazza principale; viene la pietra con cui si costruiscono case e muri, il calcare bianco che risalta in tutto il paese tranne che nelle due contrade che sorgono ai piedi di un colle d’arenaria, in cui le murature hanno il colore rosso acceso di questa roccia; viene l’acqua termale frizzantina di ruggine che sgorga dai sedimenti di fillade quarzifera del bosco di Santa Giuliana.
Alberto ci mostra con amore tutto il territorio di Recoaro, lamentandosi del disinteresse generale alla sua rivalutazione in senso turistico e della mancanza di un senso attivista della cittadinanza se non nel momento della festa della Chiamata di Marzo, che unisce tutti gli abitanti nella celebrazione di questa sentitissima tradizione. Così si assiste impotenti alla decadenza che investe l’eccellenza locale: le fabbriche su cui la fortuna del paese si basava non hanno retto all’avvento della concorrenza internazionale, come accade nel settore ciclistico, di cui tutta la produzione si è spostata nei paesi emergenti facendo crollare l’artigianato italiano, al quale non basta più puntare all’altissima qualità per sopravvivere alle spietate leggi del mercato. L’unica via per riemergere dalla crisi, che è innanzitutto culturale piuttosto che economica, è la riscoperta del territorio e delle sue risorse uniche.
Un esempio in questa direzione è la fioretta, una ricotta liquida che rappresenta la parte povera della produzione casearia, essendo lo scarto della ribollitura del siero del latte già scremato. Gli “gnocchi con la fioretta” hanno ottenuto di recente la denominazione comunale di origine. La trattoria La Seggiovia, dove Alberto ci porta ad assaggiare le delizie locali, ripropone questa tipica ricetta recoarese in diverse varianti, trasformando un piatto della tradizione popolare in una chicca da buongustai. Viva le malghe e chi non se le è scordate!

Torniamo a casa con la felicità di avere un nuovo amico, una guida a un territorio tutto da scoprire dove torneremo certo in estate per conoscerne in tranquillità tutte le bellezze, e un cicerone d’eccezione che ci potrà raccontare tante storie interessanti sul mondo della bicicletta.

Per concludere in bellezza vorremmo ringraziare Sheikh, che ci ha raccolti alla stazione di Padova dopo che avevamo perso l’ultimo treno e ci ha ospitato a casa sua perché non soffrissimo il freddo di gennaio.

Il blog di Alberto alias Lanerossi: http://lanerossi.altervista.org/index.htm

Il sito del suo negozio: http://www.ciclicornale.it/

La pagina della Chiamata di Marzo: http://www.chiamatadimarzo.com/

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