giovedì 9 gennaio 2014

La macchia della Magona


Il risveglio in tenda sulla spiaggia di Vada ha la voce sommessa del rollio delle onde e il tocco energizzante dell’aria limpida del mare d’inverno.
Partiamo di buona lena per festeggiare San Silvestro con una bella esplorazione in tandem della costa degli Etruschi. Dalla spiaggia imbocchiamo immediatamente la pista ciclabile che scorre parallela al litorale addentrandosi tra le fitte pinete dense di felci, rovi e mirti, che sprigionano nell'umido e ombroso sottobosco il loro sentore muschiato e salmastro.
Al limitare della pineta ci fermiamo ad ammirare una maestosa sughera che non viene scortecciata da lungo tempo.





All'altezza di Cecina deviamo verso l’interno per raggiungere i primi crinali delle colline metallifere. I paesaggi che attraversiamo sono fortemente antropizzati: la terra fertile è tutta votata alla coltivazione, soprattutto di ulivi, vigne e frutteti.  I cigli dei campi sono orlati di verdi bordure occhieggianti dei piccoli soli dorati della calendula. Raccolgo un po’ di questi fiori per preparare il burro alla calendula che utilizzo per alleviare i geloni.





In poche pedalate ci troviamo a risalire i vicoli pittoreschi del borgo medievale di Bibbona. Il paese è deserto; incontriamo soltanto due amici rumeni intenti a grigliare nel suggestivo spazio della terrazza panoramica che spazia sulle campagne ondulate della Val di Cecina.


Ad attirare la nostra attenzione è un cartello marrone che riporta l’indicazione “Macchia della Magona”. Così – perché no? Promette bene! – lo seguiamo decisi. La strada diventa ben presto uno sterrato sdrucciolevole sul quale il nostro tandem affilato arranca un po’, ma i nostri sforzi sono ripagati dalla bellezza del paesaggio. La Macchia della Magona ci accoglie infatti nell'intrico odoroso dei suoi boschi di lecci, dove prosperano in un denso rigoglio anche cerri, roverelle e vari arbusti della macchia mediterranea. 
Portando ormai il tandem a braccia, assaporiamo qualche corbezzolo tardivo che sporge dalla selva, e ci ristoriamo così nell'abbraccio rigenerante della luce che allaga l’immenso panorama che abbiamo davanti: il sentiero che stiamo percorrendo si apre sulla splendida vista dell’Arcipelago Toscano stagliato sull'orizzonte del mare, inargentato dal riflesso abbagliante di un insospettabile sole di san Silvestro.
Scesi dalla riserva forestale nei pressi di Casale Marittimo ci affrettiamo a recuperare la costa, che raggiungiamo giusto in tempo per ammirare gli ultimi guizzi sanguigni del crepuscolo.



La sera è più fredda di ieri, o è colpa della corsa del ritorno che ci ha intirizzito mani e piedi. Fatto sta che i botti di Capodanno ci sorprendono già avvolticciolati in tenda mentre cerchiamo di conservare tutto il sole accumulato durante il giorno nel tepore evanescente dei nostri leggeri sacchi a pelo.

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